giovedì 10 settembre 2015

Lingua, linguaggi e traduzione in Bastardi Senza Gloria di Quentin Tarantino



Ho rivisto recentemente uno dei miei film preferiti, Inglourious Basterds di Tarantino. Come spesso accade “alla seconda lettura” di qualsiasi opera, ho avuto modo di rendermi conto di particolari e sottigliezze che alla prima visione non erano emersi, assorbita più che altro dalla storia accattivante, dai momenti di tensione misti alla tipica ironia di Tarantino e allo splatter, dalla sua assurda capacità di realizzare un western sul nazismo, non ultimo dal fascino recitativo di un attore immenso come Christoph Waltz, mio “concittadino” viennese, nei panni del temibile e magnetico colonnello Hans “banalitàdelmale” Landa, personaggio disegnato in modo a dir poco squisito e per certi versi protagonista anche di questo post.

La seconda visione mi ha aperto un nuovo scenario, ovvero che questo film sia essenzialmente articolato attorno al tema del linguaggio, utilizzando un ampissima gamma di riferimenti a questioni di lingua e traduzione. Facendo delle ricerche su internet mi accorgo di non essere la prima ad averlo notato, e mi riferisco in particolare a questo saggio di Nolwenn Mignant. Qui mi limiterò a fare alcuni esempi con supporto video.

Tanto per cominciare, è bene dire che il film conta ben 4 lingue originali: inglese, tedesco, francese e italiano. Sebbene sia ad oggi una tendenza abbastanza affermata ad Hollywood per conferire un senso di realismo alle scene (sarebbe ridicolo pensare che tutti i personaggi parlino inglese, ma si accetta che soprattutto i personaggi più di potere come colonnelli e generali conoscano più di una lingua straniera), questo offre una serie di piani e di ricchezze di sceneggiatura che vertono spesso proprio intorno alla impossibilità di alcuni personaggi in scena di comprendere ciò che atri si dicono. E’ il caso della scena in cui l’ebrea Shosanna fa colazione insieme a Frederick Zoller. Qui il regista sceglie volutamente di non inserire i sottotitoli nelle parti in cui diverse persone si fermano a chiedere autografi e fare i complimenti all'eroe di guerra nazista in tedesco, in modo che il pubblico (che non lo parla) possa immedesimarsi nel senso di straniamento di Shosanna nel non capire il fermento intorno a Zoller, di cui non conosce le eroiche gesta, generando una genuina curiosità. Non si può che osservare linguaggi non verbali e intuire dall'entusiasmo della gente che lo riconosce che si tratta di qualcuno di famoso:



Altra scena esemplare di questo è quella di Shosanna al tavolo di Goebbels, con la presenza anche di una mediatrice-non mediatrice, che ha il potere di decidere chi includere e chi escludere dalla conversazione a suo piacimento proprio grazie alla sua capacità di tradurre.

L’incapacità di comprendere una lingua straniera, l’impossibilità di tradurre, sta anche alla base di una delle scene più terrificanti e sadiche dell’intera pellicola, guarda caso la prima. Hans Landa si reca a casa del contadino francese LaPadite, sicuro di trovare una famiglia ebrea nascosta sotto le tavole del pavimento. Con uno stupefacente colpo di genio, Hans Landa, che conosce il francese e lo parla per tutti i primi minuti della scena, finge di avere esaurito le sue capacità di conversazione nella lingua straniera e chiede al suo ospite di “switchare” in inglese. Con una magistrale dialettica tende a LaPadite un tranello psicologico che lo obbliga a confessare la presenza di ebrei in casa sua. Ciò che sfugge mentre si è coinvolti dalla scena è che quel pezzo di conversazione viene svolto in inglese proprio per fare in modo che la famiglia sotto il pavimento non capisca che il loro protettore sta confessando. L’effetto sorpresa finale, con il ritorno all'uso del francese per fingere una atroce commedia a lieto fine, ha qualcosa di magico e cattivissimo con il “je vous dis adieu” finale:




La padronanza di praticamente tutte le lingue ufficiali del film da parte di Hans Landa lo mette in una situazione dominante nei giochi di potere, dandogli la possibilità di sfruttare la lingua come affermazione del suo potere sugli altri. Padroneggiare la lingua dell'altro diventa un’arma per insinuarsi nelle sue pieghe psicologiche e sfruttarle a proprio vantaggio. Questo concetto della padronanza linguistica per creare relazioni di sudditanza, violenza e seduzione è, come già visto in precedenza, riscontrabile anche nella “relazione” tra Zoller e Shosanna o nella scena della interprete di Goebbels.

Ma conoscere 4 lingue e utilizzarle in questo modo rivela anche il fatto che Landa è un personaggio estremamente camaleontico. Il momento in cui si capisce fino a che punto sia un trasformista è alla fine, quando, dopo aver servito per anni il Führer, ormai cosciente che la guerra non finirà a loro favore, consegna il cinema dove Hitler assiste al film Stolz der Nation alle fiamme pur di patteggiare la sua salvezza con gli americani. E per accattivarseli, cerca di colpirli simpaticamente con il maldestro tentativo di usare un inglese colloquiale:



Hans Landa è in realtà solito a parecchi trasformismi, non solo linguistici ma più semiotici ad ampio spettro. Per fare un esempio, fuma generalmente ciò che fuma l’altro (la pipa con La Padite, la sigaretta con Shosanna…). Altre volte impone la sua autorità investendo l’altro con elementi della sua cultura (ordina per Shosanna uno strudel), sempre allo scopo di creare un senso di violenza e sudditanza nell'altro. 

Come Mignant molto acutamente sottolinea, Bastardi Senza Gloria è anche un film in cui gli accenti svolgono un ruolo fondamentale. Il film calca continuamente la mano sulle varianti locali e regionali rispetto a una lingua standard e sul riconoscere la provenienza di qualcuno da come parla. Tutti gli accenti sono terribilmente marcati (più di tutti quello del tenente Aldo). La scena della taverna con nazisti e bastardi allo stesso tavolo è un sublime esempio di come le sfumature del linguaggio e la capacità di tradurre e tradursi diventa il concetto che sancisce la demarcazione tra i sommersi e i salvati. In questa scena, Hicox tenta di sembrare un vero tedesco, e da un punto di vista linguistico quasi ci riesce, convincendo Hellstrom sulle sue origini (uno sperduto paesino della Germania dove "tutti parlano come lui"). Ciò che lo tradisce infatti è un’altra abilità traduttiva, ovvero la padronanza del linguaggio non verbale, anch'esso dipendente dalla lingua e cultura di provenienza e la cui traduzione è inscindibile da quella verbale. Nella scena in questione, a tradire Hicox, è il suo modo di segnare il numero 3 con le mani…



E dubito sia un caso che in questa scena i soldati giochino a un gioco puramente linguistico, basato sull'indovinare parole al buio attraverso l’inquisizione. Si può dire che l’intero film sia un gioco linguistico basato sul capire la lingua dell’altro per poter vincere.

In conclusione, lingue, linguaggi e traduzioni vengono usate da Tarantino per creare precisi schemi di potere e gerarchie. Tutto il film ruota intorno al tema di chi parla e chi potrebbe capire ciò che viene detto, e ciò viene inserito in un contesto di guerre tra popoli che diventa una battaglia tra lingue. Vince chi è più camaleontico, più capace di interpretare e tradursi nella lingua dell’altro. 

Lascio la parola finale al film stesso, a una delle sue scene più comiche, in cui ancora una volta protagonista è la competenza e l’incompetenza linguistica, ovvero, una volta morto Hicox nella taverna, cioè l’unico dei bastardi a padroneggiare bene il tedesco, deve necessariamente essere spedito Aldo alla prima del film Stolz der Nation, il quale non conosce il tedesco. Come diversivo, Aldo si finge un amico attore di Bridget siciliano, insieme a due cumpari. Ma ovviamente tutti e tre non conoscono alcuna parola neanche di italiano (osservate in particolar modo l'uso improprio della gestualità). E per l’ennesima volta, a sorpresa Landa parla anche italiano ed è lui che ne esce vincitore: